sabato 1 settembre 2007

Con occhi nuovi nella città ritrovata

" Un vero viaggio di scoperta
non è cercare nuove terre ma
avere nuovi occhi"
(Marcel Proust)

Cinque del pomeriggio di una domenica di mezza estate. Si parte dal punto di ritrovo sotto il Campanone mentre la giovane guida dell'associazione Farfalle in Cammino ci propone una breve ma esauriente introduzione storica su Pontremoli e una presentazione di "Chiese e Palazzi aperti", il progetto che da ormai quattro anni rende accessibili i piccoli tesori nascosti o appartati di questa città.
La prima tappa è il Palazzo Dosi-Magnavacca, realizzato a partire dal 1743 appunto per i Dosi, importante famiglia di commercianti, poi divenuti nobili. Qui è tutto maestoso: il portale di pietra, lo scalone che conduce al piano nobile e soprattutto il Salone di Rappresentanza , detto Salone dei ratti per gli affreschi raffiguranti scene mitologiche di rapimenti. E'un ambiente che incute quasi timore e forse è proprio questa la sensazione che doveva ispirare alla servitù confinata al piano superiore o agli ospiti, sicuramente colpiti da queste immagini che sembrano dilatare ulteriormente uno spazio già ampio! Tutto opera di Galeotti, Natali e Contestabili, artisti che hanno fondato una vera e propria scuola decorativa, tanto da far parlare di barocco pontremolese.
Seconda tappa è l'Oratorio di Nostra Donna, anch'esso opera di Natali, ricostruito sulla Madonna del Ponte distrutto da una piena del Magra. Costruita in pochi anni e realizzata con materiale povero - le colonne sono di finto marmo - è un altro esempio d'arte barocca. L'interno è molto scenografico, con quegli angeli che sembrano accogliere i fedeli per poi guidarli nel percorso verso l'altare. La leggenda vuole che chi si sposa qui diventi presto vedovo, ma anche le leggende si aggiornano e oggi è prevista la separazione.
Si lascia poi l'imoborgo e si raggiunge la terza tappa, la Chiesa di San Francesco, che era fuori del borgo medievale di Pontremoli, in mezzo alla campagna, oltre la sponda del Verde. Poiché la parrocchia dei SS Giovanni e Colombano è stata demolita nel 1913 per far posto al ponte Zambeccari, questi santi sono stati "aggiunti" a S. Francesco.
Accompagnati da un toccante sottofondo d'organo, mentre la nostra guida appare serenamente assuefatta ai lampi di meraviglia negli occhi di visitatori stupiti ed assorti, possiamo ammirare un interno ricco di opere d'arte, tra cui spiccano il bassorilievo marmoreo "Madonna con Bambino" di Agostino Di Duccio e la "Crocifissione" di Guido Reni.
Quarta e ultima tappa, un vero e proprio gioiello, la Biblioteca del Seminario fatta realizzare da Mons. Sismondo e ultimata nel 1930. In questo locale dal soffitto semiliberty, le cui pareti sono interamente ricoperte di scaffali di legno, si respira un'atmosfera che rievoca l'Abbazia di Guglielmo da Baskerville ne "Il nome della rosa". Vi sono 9 incunaboli, un vero tesoro non quotabile economicamente, numerose cinquecentine in corso di restauro, alcuni libri Bodoniani e le opere del fondo Bocconi. Poderoso l'Erbario (Hortus siccus) contenente le erbe della Valle del Caprio. Altrettanto prezioso un libercolo con appunti e autografo di Giosuè Carducci. Viene da chiedersi come una simile sedimentata ricchezza non sia adeguatamente protetta e restaurata.
La visita termina fin troppo presto.
Rimane la delusione per non aver potuto visitare la Chiesa di San Giacomo che mi dicono bellissima, ma è solo un piacere rinviato alla prossima occasione.
Rimane il desiderio di rinnovare questo incontro con le "Farfalle in Cammino" per un nuovo percorso tra altri tesori di cui Pontremoli è sicuramente ricca.
Rimane infine la riconoscenza verso i volontari che hanno creduto in questo progetto prezioso, offrendo una nuova possibilità a quei turisti che, anziché "mordere e fuggire", sappiano soffermarsi e vedere con occhi nuovi.
Grazie!
(by Annacarla)


(nella foto hermanblog: Palazzo Malaspina)

1 commento:

Barbér Pompeo ha detto...

Un cordiale ringraziamento all'anonimo lettore che mi ha segnalato l'erronea attribuzione della citazione iniziale. Non era del buon Pazienza ma del grande Proust.