domenica 25 ottobre 2009

Il Medioevo e la mosca Carnaria


medievalis2009,foto barber pompeo

"I libri si dividono in due categorie:
i libri per adesso e i libri per sempre"
(John Ruskin)
Per una strana combinazione ho letto "Carnaria" di Fabio Baroni, Pacini Fazzi editore, proprio mentre infuriava la mega festa di Medievalis e non ho potuto non rilevare lo spirito che accomuna il libro all'evento dell'estate pontremolese: la rievocazione di un medioevo finto, infarcito di luoghi comuni.
Il romanzo, secondo quanto afferma nella postfazione l'autore, nasce dal ritrovamento, nel castello dell'Aquila, a Gragnola, di uno scheletro che in una vertebra aveva infissa la parte metallica di un berrettone di balestra con sopra uova di mosca. Lo spunto perfetto per un romanzo d'ambientazione medievale! E quindi il viaggio del soldato Wolfango alla ricerca di un documento chiuso in una cassettina di marmo.E la carnaria del titolo? E' la mosca che si nutre del sangue e del corpo già decomposto di un cadavere.
C'è, nel romanzo, la persecuzione dei Templari e la storia delle Sante Marie del mare. E c'è anche Dante Alighieri, che dà il via alla ricerca della reliquia. Un Dante un po'bizzoso, in verità, indispettito con chi non mostra di apprezzare la sua poesia. Ci sono il Graal, l'Abbazia di Cluny, la sentenza di Ponzio Pilato che assolve Gesù Cristo.
C'è tanto, c'è troppo in un breve romanzo di 132 pagine. E quindi c'è poco spessore. Una storia artificiosa, confezionata in una serie di banalità. Inoltre la scrittura non aiuta. La scelta di una paratassi estrema in molti capitoli, appesantisce invece di snellire la lettura. Così come l'aggettivazione eccessiva, debordante. E i passaggi repentini dalla prima alla terza persona, il colloquio interiore con la madre, le espressioni così costruite da sfiorare il ridicolo (..Ero un uomo. E un uomo se ne va. Se ne deve andare.). Per tacere dell'incontro d'amore con Gabrielle...
Insomma, un pastiche, un medioevo molto di maniera, sull'onda delle varie rivisitazioni, oggi tanto di moda. Peccato che il proposito, nobilissimo, di "intellettuale indigeno" di essere la voce narrante della Lunigiana e della Garfagnana, non sia andato a buon fine. La Carnaria s'è mangiata l'occasione.
(by Annacarla)

11 commenti:

francesco ha detto...

purtroppo non tutti sanno fare tutto, e anche se oggi tutti scrivono, dai comici ai calciatori e così via, scrivere (bene) resta pur sempre un'arte difficile. Ancora più arduo se ci inoltriamo in un campo in cui oggi è quasi d'obbligo mischiare verità storica(pochissima), leggenda (in dosi massicce), luoghi comuni (parecchi) e panzane (troppe).
La verità è che oggi il fascino del medioevo reale è soverchiato da altri tipi di medioevo, ben più spendibili e vendibili: il medioevo della fiaba fatto di castelli incantati, principesse da risvegliare e magie; il medioevo delirante infarcito solo di santi graal, streghe, templari, inquisizioni, complotti, priorati e chi più ne ha più ne metta; il medioevo tutto da vendere, in cui si mischiano rulli di tamburi, pecorino sardo, armature, testaroli, lebbrosi urlanti, zucchero filato, metallo, iuta e plastica. (quest'ultimo il solo da salvare, per lo meno come momento di svago e toccasana per l'economia nostrana).
Sfuggire a questi luoghi comuni purtroppo è quasi impossibile. Ma una silenziosa passeggiata autunnale fra le vie e i castelli di Lunigiana, così come la lettura di un buon libro (uno agilissimo e utilissimo è "L'idea di Medioevo" di Giuseppe Sergi), possono darci l'occasione di una visione diversa, o più semplicemente permetterci di distinguere il medioevo da tutto ciò che il nostro tempo ci ha appiccicato sopra.

Barbér Pompeo ha detto...

Concordo. Spero anche che i futuri Medievalis non perseverino nel tenere appartate e seminascoste le conferenze storiche, racconti spesso di grande interesse.
cordialmente
Pompeo
ps: ringrazio per il libro segnalato.

Sara ha detto...

Però questa recensione è così ben fatta che quasi quasi mi vien voglia di leggerlo 'sto libro!
In gioventù mi dedicai al medioevo tardo, per la precisione alla filosofia dei nominales, mi mancano oggi quegli studi...vado in giro con il cane lungo il torrente e sul bidone dell' immondizia leggo in ciò che resta di un volantino estivo "sabato cena medievale..."
Mah...

Barbér Pompeo ha detto...

una mail da Fabio Baroni:

Non sono riuscito a inviare un commento al vostro blog e pertanto la prego di recapitare quanto segue a "Annacarla".
Sono Fabio Baroni e scrivo perché "brutalmente" chiamato in causa con l’intervento “Carnaria e il Medioevo” nonché da alcuni commenti a quel testo. La nota è firmata “Annacarla”. Chiedo ad Annacarla, pertanto, chi sia e quali titoli di competenza sul medioevo possa vantare per commentare in questo modo il mio romanzo storico. Mi presento (anche se a chiunque si interessi di medioevo in Lunigiana il mio nome non può essere ignoto): ho appena superato le 100 pubblicazioni scientifiche a stampa sulla Lunigiana e Garfagnana ed ho iniziato a scrivere romanzi storici, nel 2002, solo dopo aver scritto decine di saggi (e, dunque, aver studiato centinaia di documenti editi e inediti) di cui gran parte sul medioevo perché intendevo –nei fatti, sapendo ciò che facevo- scrivere della vita reale in quel periodo contro il ciarpame di tanti romanzi (che storici non sono) ma anche di alcuni libri sulla Lunigiana infarciti di stupidaggini. Pertanto ho scritto di medioevo, sapendo ciò che è il medioevo, e limando, riga per riga, per evidenziare, nel particolare, ambienti ed aspetti della vita, psicologia, visione del mondo della gente in quel tempo. A chi conosce il medioevo e legge il libro ciò balza agli occhi. Lo rilegga Annacarla. Si legga la visita di Parigi, come l’intreccio dei miti della via francigena vissuti in una notte a Luni, i quali, nel medioevo, c’erano tutti. Perché nel medioevo (e, nel caso di Carnaria ai primi del '300) c’era proprio di tutto, da Dante che era di casa, in Lunigiana, ai templari, come, tempo prima, Albertino da Pontremoli (lo conosce?), e c’era il mito di Matilde, il Graal, il Volto Santo, Filippo il Bello, i miti carolingi, nibelungici, arturiani e c’era il mondo contadino con tutti di suoi dettagli e particolari che troverà nel libro se sarà in grado di “leggerlo” con gli occhi del medioevo. I miei tre romanzi storici, La luna è sul castello a Montechiaro (2002), Il libro murato (2004) e Carnaria hanno questo carattere netto, innegabile e riconosciuto (non a caso sono costruiti su fatti storici realmente avvenuti e studiati). Quindi mi pare che lei abbia letto un altro libro o, come si dice, abbia “visto un altro film”.

Se non le posso concedere di criticarmi, in questo modo, sul merito del libro (e sulle suggestioni di un viaggio che sarebbe stato proprio così, nel medioevo) ha, invece, tutta la libertà di non amare la mia scrittura; molti invece l’amano e trovano i miei libri appassionanti ma, come è noto, nella narrativa, chiunque può essere giudice, del modo di scrivere. Tuttavia, vorrei sapere se Annacarla sia un cognome (o altro da un nome) giacché il suo giudizio sugli aspetti “romanzati”, liberi, fantastici sarebbe molto deludente, per me, se fosse espresso da una donna: Carnaria è un atto di autoaccusa collettiva del comportamento "storico" dei maschi rispetto alle donne, un’autoaccusa che faccio partire dal medioevo ma che è, purtroppo, ancora materia attuale. Perciò resto sempre di più innamorato del modo in cui ho descritto –senza farlo- il rapporto sessuale fra Walfranco (così si chiama il cavaliere, realmente esistito) e Gabrielle…e mi dispiace che lei non l’abbia colto.

Ho 56 anni e, per una vita, ho studiato la mia terra (sono allievo di Ambrosi, Ricci, Conti, Mannoni, Loris J. Bononi che ha fatto ben altra recensione/presentazione a Carnaria e con ben altra “competenza”). Perciò posso – a buon diritto- “interpretare” la mia terra e rappresentarla culturalmente e l’ho fatto in ogni pagina dei miei libri, questo ed altri (vada a leggersi nei miei romanzi le descrizioni dell’Appennino, delle Cinque Terre, delle Apuane, nel canto del maggio, delle tradizioni popolari, ecc.).

Più cautela Annacarla (e "Francesco" che ha commentato): capite, prima di parlare o, peggio ancora, di scrivere.

Buon Anno. Dott. Fabio Baroni

pardo fornaciari ha detto...

anch'io avevo letto Carnaria l'annoscorso, contemporaneamente a qualche visita a mercatini della mentalità distorta - quella che immagina "IL" medioevo come un periodo buio o, in alternativa, come un periodo di sogno
bischerate: circa 1000 anni di storia devo per forza essere disomogenei!
anche per questo mi piacque parecchio il libro del Baroni: da aficionado del latino medievale trovai che il libro era\è un'ottimo antidoto alla nausea provocata da rievocazioni penose (laddove l'étimo di quest'ultimo termine, volendo adottare il sistema fantasioso di Isidoro di Siviglia, potremmo ritrovarlo non in poena, ma in penis)
certo non è un microlampolibro da legger estemporaneamente sull'iPod, ma di questi tempi, c'è da diffidare di chi pensa mega biblìon, mega kakòn: c'è sempre un burattinaio che tende i fili del pensiero frammentato

Barbér Pompeo ha detto...

una mail giunta ieri in bottega:

Volevo lasciare un commento ma dal sito non sono riuscita. Ripiego
mandandole questa e.mail e le chiedo di pubblicarla Grazie
Alessandra Fenili.
Alessandra fenili ha detto...
Mi è capitato di leggere il poco felice commento di annacarla al
romanzo storico "carnaria" che mi ha indignata profondamente. Ho letto "carnaria" ,anzi ,l'ho bevuto tutto d'un fiato e non ritrovo nulla di corrispondente in ciò che annacarla commenta. Un romanzo agile, che riesce a trattare un argomento vasto e complesso, come quello del
medioevo,con un ritmo che io ho trovato straordinario, elegante,dinamico e coinvolgente senza perdere mai la struttura
storica, viene liquidato con una bolla di "mancanza di spessore". Il ruolo salvifico della donna,di cui è intessuta tutta la vicenda,non viene neanche sfiorato nella caustica critica di annacarla, così come molti altri aspetti.L'unica a mancare di "spessore"mi sembra sia lei e
non certo il Dr. Baroni che è uno storico talmente preparato e
talmente riconosciuto che chiunque ne capisca qualcosa e non sia
prevenuto nei suoi confronti per qualche oscuro motivo, non può che
essersi perlomeno stupito davanti ai suoi commenti.Il critico (o chi si arroga questo ruolo molte volte senza aver abbastanza maturità e conoscenza per potersi esprimere con dovizia) pecca sovente di un arrogante e perverso piacere nel demolire le opere altrui. Un'opera è di per sè soggetta a giudizio,si può non essere in accordo sullo stile
(per fortuna almeno nell'arte non siamo tutti omologati)ma trovo sia
scorretto ed inutile muovere critiche senza un fondamento. Trovo sia un atteggiamento ignorante, aldilà...o forse ancor di più, che si usino parole forbite per farlo. Invito Sara ,che si sente incuriosita
e gli altri visitatori del blog a leggere non solo " carnaria" ma
anche le altre opere dello stesso autore per avere una visione più
chiara ed obbiettiva sull'argomento.
Alessandra Fenili

sabato, gennaio 02, 2010 7:14:10 PM

Barbér Pompeo ha detto...

ancora qualcuno che non riesce a usare il blog,strumento che appartiene ormai al "medioevo del web"...

Anch’io non sono riuscita a rispondere direttamente sul blog e mi appoggio alla sua mail per esprimere la mia opinione riguardo al libro “Carnaria”. La prego di pubblicarla.
“Carnaria” non mi sembra affatto “banale, artificioso e di poco spessore”, come è stato definito da Annacarla. Non sono una lettrice di saggi storici, ma sicuramente sono un’assidua lettrice di romanzi e uno dei miei metodi per valutare la bravura di un autore è la sua capacità di trasportarmi in una vita e in un mondo che non è il mio, di farmi vivere le sensazioni e le emozioni dei personaggi; questo Baroni è riuscito a farlo! Ho visto gli ambienti e gli scenari da lui descritti, sono stata lì! Il mio banale metodo si rivela sempre molto efficace per giudicare un autore.
L'“artificiosità” di cui parla Annacarla è a mio avviso la chiave che l’autore usa per stimolare la fantasia del lettore, per riuscire a raccontare le sensazioni (vedi colloquio interiore con la madre).
Vorrei inoltre aggiungere, come già è stato fatto notare da altri, che non è la lunghezza del libro che ne determina lo spessore.
Per quanto riguarda l’incontro d’amore con Gabrielle… come ha fatto Annacarla a non apprezzarlo!!?
Non posso che consigliarle di leggere gli altri libri di Baroni (non i suoi numerosi saggi storici, ma i suoi romanzi storici), sono molto belli... e anche più lunghi! ;)
Maria Grazia Canozzi

Unknown ha detto...

@ Barbér Pompeo

Non passo le mie giornate davanti a un computer ma riesco comunque a cliccare su "posta un commento"... il problema è che non sempre apre la pagina! Sarebbe meglio verificare prima di fare sarcasmo!
Grazie comunque per aver pubblicato la mia opinione!

Barbér Pompeo ha detto...

Gentile Maria Grazia, mi spiace abbia colto sarcasmo dov'era solo minima ironia.
Cordialmente
Pompeo

Annacarla ha detto...

da "Come un romanzo " di Daniel Pennac. I diritti imprescrittibili del lettore.
...Ci sono mille ragioni per abbandonare un romanzo: la sensazione del già letto, una storia che non ci prende, il nostro totale dissenso rispetto alle tesi dell'autore, uno stile che ci fa venire la pelle d'oca o viceversa un'assenza di stile non compensata da alcuna ragione per proseguire oltre. Inutile enumerare le 995 altre ragioni... Il libro ci cade di mano? Lasciamo che cada. ...Possiamo scegliere: o pensare che sia colpa nostra, che ci manchi una rotella, che una parte di noi sia irrimediabilmente stupida, oppure andare a curiosare nella nozione alquanto controversa di"gusto", cercando poi di stendere la mappa dei nostri. E' opportuno raccomandare ai nostri figli la seconda soluzione. Tanto più che essa può offrire un piacere raro: quello di rileggere un libro capendo finalmente perchè non ci piace. E un raro piacere: quello di sentire senza scomporci il pedante di turno che ci urla nell'orecchio: “Ma come può non piacerti Stendhal?”
Può.


Annacarla

Anonimo ha detto...

Ora ricordo, ecco da dove ha preso la citazione(..Ero un uomo. E un uomo se ne va. Se ne deve andare): "Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati. Dove andiamo? Non lo so, ma dobbiamo andare." Jack Kerouac on the road