E oggi? Oggi il Verde è stato riempito di graniti, che hanno interrato per sempre la Dighetta ed il secolare accesso della gente ai suoi fiumi è stato ostruito per fare spazio a una giungla di rovi e di acacie. Una targa in via del Seminario ricorda orgogliosa il committente di tale vergogna: “Ministero LL.PP, 1988”. L’accesso al Magra, è impedito da un forestiero tignoso che nell’indifferenza dell’autorità mette cancelli a strade vicinali da sempre aperte al transito di quanti volessero godere del più prezioso dei beni comuni.
In pochi si sono scomposti per questo. Del resto, nella società opulenta, a cosa serve un torrente sassoso? Oggi c’è la piscina, accompagnati dalle mamme – spesso più desiderose dei propri figli di frequentare questi luoghi – e accuditi dai bagnini. 7-8 euro al giorno per essere inquadrati, uniformati e delimitati da schiere di animatori, istruttori e baristi. I bambini non tornano più a casa con le labbra cianotiche dopo ore nell’acqua. Le caviglie sono perfettamente pulite e le ginocchia non sono sbucciate. L’uomo nero e tutti gli altri Babau, frutto di una saggiamente somministrata paura per l’insicurezza, sono stati alla larga. La gara al costumino e all’accappatoio firmato - status symbol di chi desidera pensarsi e apparire più ricco - ha preso il posto delle cataste di bici e cinquantini scassati vicino alle more. La solitudine ovattata ha spazzato via la scuola di vita del fiume.
Per fortuna tra i giovani c’è ancora qualcuno che si ribella. Che dice che il fiume è ancora vivo e ne fa ancora luogo di incontri, culla di amori e amicizie, tempio della spensieratezza e della spontaneità. Giovani che vogliono ancora tuffarsi nelle acque fredde dell’Appennino piuttosto che in piscine clorate e che amano stendersi umidi sui sassi scaldati dal sole piuttosto che in una sdraio a pagamento. Questi giovani reclamano un fiume non recintato, aperto a tutti, come è sempre stato da secoli. Un bene comune che merita tutela, più di certe proprietà private, in gran parte incolte e inospitali quasi quanto i loro padroni. Non lasciamo soli i ragazzi. Il fiume è vita. Per tutti.
(by Ottavio)
(cliccare sul titolo del post per un tuffo virtuale nel Magra)
2 commenti:
Secondo me avresti dovuto scrivere riferendoti al fiume, "il Magra" e non la Magra che deriva dal dialetto. Gli unici fiumi italiani al femminile, come insegnavano a scuola, sono la Dora Baltea e la Dora Riparia.
Interessante comunque lo scritto.
Mi potresti spiegare comunque la traduzione italiana di "Bacaduri" e da dove deriva? Grazie.
Hai ragione, ma a Pontremoli il fiume è femmina, è così da sempre.
Sull'origine di "bacaduri" (i sassi allineati che permettono l'attraversamento del fiume)dovrei consultare il dizionario dialettale di Mauro Rocati.
Ti saprò dire.
cordialmente
Pompeo
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