"Brillino le immagini sul tuo muro bianco!
Amo camminare per le strade di notte dopo una serata al cinema. Rasentando i muri, alzando gli occhi al cielo, rallentando il passo, assecondando un bisogno di pacatezza, di distensione, di riduzione di ogni frenesia, nel tentativo di prolungare una storia o un'emozione. E' stato bello tornare al Manzoni, un piccolo cinema riaperto da qualche anno ormai, con interventi rispettosi e non invasivi, grazie al lavoro, all'impegno e al tempo di un gruppo di volontari. Uomini e donne che con caparbia e ostinata presenza/pazienza hanno scelto di rispondere all'invadenza di televisione e internet. Sanno che il cinema non è solo luogo di aggregazione e comunicazione ma anche un'oasi ritrovata in questo deserto che ci vorrebbe allucinati e dispersi. Perché appena si spengono le luci, gli occhi si abituano all'oscurità ed il fruscio della pellicola pervade la sala, si apre un luogo fuori dallo spazio/tempo dove spettatori e personaggi si ritrovano a sintonizzare le loro sensibilità. Un orgoglioso cinema di periferia che non raccoglie alla rinfusa cascame di un cinema dominante ma sa farsi cinema di frontiera, si interroga in cineforum, si apre al nuovo: piccolo straordinario Nuovo Cinema Paradiso che alimenta e non sazia i nostri desideri di consumatori di immagini ed emozioni. Autogestita e silenziosa, è un'impresa fuori dall'ordinario, apparentemente indifferente alla crisi del cinema che solo nelle multisale, ipertrofiche e dispersive, trova ossigeno. Il suo originale ossigeno l'ha trovato nel tempo disponibile dei volontari, un valore aggiunto e una risorsa pulita e rinnovabile. Credo che verso costoro Pontremoli abbia un debito. Ed anch'io, lo so. Perché io sono uno che al cinema piange. Finché mi sarà data la possibilità di entrare in un piccolo cinema ed immergermi in una storia emozionante, potrò pensare che valga la pena vivere in questa città, senza illusioni ma con qualche disincantata speranza.
E quando pure ciò non fosse che una illusione passeggera,
tuttavia fa la nostra felicità quando, come piccoli bambinelli ingenui,
restiamo lì davanti rapiti” (*)
Amo camminare per le strade di notte dopo una serata al cinema. Rasentando i muri, alzando gli occhi al cielo, rallentando il passo, assecondando un bisogno di pacatezza, di distensione, di riduzione di ogni frenesia, nel tentativo di prolungare una storia o un'emozione. E' stato bello tornare al Manzoni, un piccolo cinema riaperto da qualche anno ormai, con interventi rispettosi e non invasivi, grazie al lavoro, all'impegno e al tempo di un gruppo di volontari. Uomini e donne che con caparbia e ostinata presenza/pazienza hanno scelto di rispondere all'invadenza di televisione e internet. Sanno che il cinema non è solo luogo di aggregazione e comunicazione ma anche un'oasi ritrovata in questo deserto che ci vorrebbe allucinati e dispersi. Perché appena si spengono le luci, gli occhi si abituano all'oscurità ed il fruscio della pellicola pervade la sala, si apre un luogo fuori dallo spazio/tempo dove spettatori e personaggi si ritrovano a sintonizzare le loro sensibilità. Un orgoglioso cinema di periferia che non raccoglie alla rinfusa cascame di un cinema dominante ma sa farsi cinema di frontiera, si interroga in cineforum, si apre al nuovo: piccolo straordinario Nuovo Cinema Paradiso che alimenta e non sazia i nostri desideri di consumatori di immagini ed emozioni. Autogestita e silenziosa, è un'impresa fuori dall'ordinario, apparentemente indifferente alla crisi del cinema che solo nelle multisale, ipertrofiche e dispersive, trova ossigeno. Il suo originale ossigeno l'ha trovato nel tempo disponibile dei volontari, un valore aggiunto e una risorsa pulita e rinnovabile. Credo che verso costoro Pontremoli abbia un debito. Ed anch'io, lo so. Perché io sono uno che al cinema piange. Finché mi sarà data la possibilità di entrare in un piccolo cinema ed immergermi in una storia emozionante, potrò pensare che valga la pena vivere in questa città, senza illusioni ma con qualche disincantata speranza.
(*) J.W.Goethe, da I dolori del giovane Werther
3 commenti:
Caro signor Pompeo, leggo volentieri i suoi racconti pontremolesi, e come spesso capita dal barbiere dove spesso si discorre a lungo senza neppure conoscersi - lei lo saprà bene - sono spesso tentato di dire la mia, ma quasi sempre non lo faccio per eccesso di timidezza oppure per non essere frainteso. Alla fine dal barbiere si va per tagliare i capelli, fare una chiacchiera e sentire magari che aria tira in città; ma non è il caso, il più delle volte, di entrare in discussione, soprattutto col padrone di casa (lei in questo caso). Questa sera invece vorrei raccontarle alcune delle mie opinioni sul suo blog. Mi piace il modo in cui scrive, mi piacciono i suoi cieli pontremolesi mai convenzionali; mi piace la sua attenzione per la cultura e per la poesia; condivido la sua passione per Pontremoli, per i suoi problemi e anche per le sue bellezze (anche e soprattutto umane); condivido anche la sua attenzione per la politica; credo, anche le sue preoccupazioni e la sua grande speranza in un futuro diverso e migliore. Mi permetto solo un'appunto: è bello guardare il cielo, ma non basta; è rassicurante poter dire la propria senza essere troppo coinvolti. Mi capita spesso di dire fra me e me: "così proprio non va" e "bisognerebbe cambiare", ma poi di non far nulla per cambiare davvero. Lei dice "Così non va" in modo molto elegante. Ma spesso mi chiedo se c'è anche qualcos'altro, se c'è una possibilità, una via da percorrere. Altrimenti è tutto inutile: inutile guardare i nostri cieli e raccontare le nostre storie, riflettere e scrivere poesie, sperare nel domani. Lei, che è un ex-garibaldino, sa che per fare la storia bisogna partire, rischiare,sporcarsi le mani. Sa che bisogna sottoporsi al giudizio altrui e lottare caparbiamente. E sa anche che ciò che si costruisce -come ad esempio l'italia dopo la spedizione dei mille- non è mai perfetto. Lo dico da giovane inesperto ma anche determinato: credo sia tempo di partire, di rischiare, di sporcarsi le mani. Credo infine, che la nuova polis si possa costruire non guardando verso il cielo, ma guardando di fronte e di fianco a sè, ma gari proprio scendendo nell'agorà. Nella piazza; proprio quella che sta oltre la vetrina della sua barberia. Un sogno forse, o un'avventura, o magari un errore. Chi lo sa... Per ora,a presto e buon lavoro..
Gentile signore che sta nell'agorà, la ringrazio per l'apprezzamento ed anche per la condivisione delle speranze e delle preoccupazioni che in queste pagine sono espresse. Raccolgo subito la sua osservazione. Vede, in origine il titolo di questo blog voleva essere "Il cielo sopra Pontremoli" in riferimento ed in omaggio a "Il cielo sopra Berlino". Volevo rubare al film di Wim Wenders un pò della sua poesia, carpendone il titolo. Subito mi accorsi che non sarebbe stato appropriato. Daniel e Cassiel, i due angeli del film, osservano dall'alto la città e annotano sui loro taccuini i pensieri più intimi della gente, portano conforto alle persone che stanno sotto,ne leggono i sentimenti ma non li sanno vivere, né lo possono. Solo alla fine del film,uno solo di loro decide di scendere e farsi coinvolgere dalle passioni degli uomini. Era troppo poco. Scelsi a quel punto di scrivere "sotto il cielo", perché anch'io amo vivere a pieno titolo qui sotto, tra gli uomini e le donne della mia città, condividendone la passione civile. Eppur non considero inutile rivolgere lo sguardo al cielo per mantenerlo allenato alla visione di nuovi orizzonti. Così, con distacco,possiamo meglio riconoscere e distinguere "un sogno,un'avventura e magari un errore". Come vede condivido, almeno in parte, le sue preoccupazioni, sperando di non averla fraintesa. Cordialmente.
Caro signor Pompeo...
no, non mi ha frainteso. Ho apprezzato la sua risposta. Vedremo che cosa porterà il futuro... Per ora, ancora buon lavoro e a presto.
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