Spuntano sui muri, nottetempo. Frasi e slogan a sfondo razzista con relativo ornamento di svastiche e fasci,ormai da mesi compaiono su muri, monumenti e chiese di Pontremoli. Mentre ogni telegiornale della sera ci ricorda che è ormai necessaria la tolleranza zero nei confronti di graffittari, lavavetri, artisti di strada e di tutti coloro che imbrattano l’arredo urbano, a Pontremoli le cose vanno ovviamente in modo diverso. Ma non per tolleranza, bensì per indifferenza. Dalle nostre parti nessuno si preoccupa dell’arredo urbano, certo: lo abbiamo già detto parlando di isole pedonali. Per cui ci sta che il turista che entra nel centro storico riceva un benvenuto razzista e omofobico senza che nessuno si preoccupi di cancellarlo. Almeno ci si dovrebbe preoccupare dei contenuti di certe imprese grafico-pittoriche di ex ragazzi sconnessi che propongono di allargare la lista delle esclusioni sociali, in cui peraltro già loro sono compresi. Ci si aspetterebbe una condanna, un gesto di dissenso, un qualsiasi sterile atto dovuto che però segnali che sotto il cielo di Pontremoli alberga almeno un misero, conformista allineamento con le prese di posizione che si manifestano davanti a questi episodi in qualsiasi altro posto d’Italia. Invece nulla. Silenzio dal Comune, che forse si giustificherà dicendo che il bilancio dissestato rende impossibile qualsiasi presa di posizione. Silenzio dal vendutissimo settimanale locale: la pagina dei morti occupava già tutto lo spazio? Silenzio dai partiti del centrosinistra, impegnati a soppesare gli equilibri e le cariche interni al futuro Partito Democratico. Silenzio dalle associazioni. Silenzio dai pulpiti, evidentemente appagati dalla prospettiva che L’Italia è nata cristiana e romana; non morirà gay e musulmana. E se qualcuno dice una mezza parola è soltanto per compiacersi e strizzare l’occhio a svastiche e rigurgiti razzisti. Accade in circoli aristocratici, cenacoli per pochi intimi e neri ritrovi tradizionalisti, nei quali si abbeverano di odio e ideologia gli autori delle scritte.L’indifferenza è l’arma più elegante ma anche subdolamente brutale che chi regge le sorti di Pontremoli usa da secoli per mantenere il controllo sociale e lo status quo. E chi indifferente non è si adegua passivamente per evitare che un passo troppo azzardato possa pregiudicare il proprio personale tornaconto. Lo abbiamo già visto, lo stiamo vedendo anche oggi. In un muro d'indifferenza sono piantate le sbarre che ingabbiano Pontremoli.
(by Ottavio)
3 commenti:
Da La Repubblica di oggi segnalo, a proposito, la nota di Michele Serra:
“A latere dall’impegnativo dibattito in corso sui “rischi di un nuovo fascismo”, faccio presente che un paio di giorni fa un ex partigiano ottantacinquenne è stato aggredito e insultato da una ventina di giovani nazisti, al grido di “sporco partigiano”, in pieno centro e in pieno giorno, nell’operosa e ricca città lombarda di Busto Arsizio,senza che nessuno dei valorosi passanti abbia avuto niente da obiettare. E senza che i media, stremati dal pedinamento del Sospettato di Garlasco (il Fidanzato dagli Occhi di Ghiaccio, pensa che stronzata...), abbiano pensato che il pestaggio di un vecchio partigiano da parte di una squadraccia di giovani nazi meritasse un titolo in prima pagina.
Questo per dire che i “rischi di un nuovo fascismo” appaiono decisamente da ridimensionare alla luce dei rischi del fascismo già corso. Il fascismo ostentato ma minoritario di qualche scemo nerboruto, o di qualche giovine paranoico e disturbato, ma soprattutto il fascismo impolitico, antropologico, quotidiano diffuso di milioni di italiani sempre più aggressivi e spicci, sempre più xenofobi e incazzati, con le lenti scure e il “menefrego” stampato in faccia, e l’aria di chi considera la società intera come un ostacolo delquale sbarazzarsi. Sbaglierò, ma il futuro non mi preoccupa più di tanto, sono troppo impegnato ad avere paura del presente.”
8-10-07: noto che le scritte incriminate sono state (finalmente!) coperte con una fresca mano di bianco. attraversando la cresa o il ponte stemma lo sguardo si fa più rilassato, come se tutto fosse tornato normale. Resta però l'inquietudine per ciò che sta dietro alle scritte, che potrei chiamare disagio o sofferenza, ancor più che ignoranza o violenza. E restano l'indifferenza e il silenzio, e soprattutto la voglia di coprire più che di scoprire, di non vedere più che di guardare lucidamente alla radice di questo disagio, magari provando a risolverlo. Un disagio che non si può semplicemente coprire con una mano di bianco...
Purtroppo questi di Forza Nuova - era questa la loro firma - non sembrano ragazzi in disagio ma adulti consapevoli dell'orrore razzista che predicano.
Per questo non mi preoccupa il presunto disagio di quelli che scrivono quanto l'ipocrita indifferenza di quelli che leggono ed in cuor loro approvano.
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