sabato 3 novembre 2007

L'etica incerta dell'incazzato insicuro


L’incazzato insicuro è sempre alla ricerca di un ascoltatore. Per più di una mattina l’ha trovato in me. Permeabile e recettivo ad ogni pregiudizio, con discorsi che ruotano sempre su se stessi, incarna e annuncia le nostre miserie. Se si ascolta la complessa articolazione della sua etica, si scopre che:
- ce l’ha a morte con i viados e mena scandalo per l’arrivo di detenuti transessuali al carcere di via IV Novembre ma due volte la settimana va al Cinquale "a vedere quello schifo” e torna a casa alle sei di mattina;
- lamenta che l’aria è ormai irrespirabile ma ogni sera porta il SUV in piazza di sotto, puntuale per l’aperitivo;
- stigmatizza l’evasione fiscale ma si vanta di non pagare le tasse;
- odia i marocchini, che “portan via il lavoro”, ma ne ha assunti due, in nero, finché servivano a finir l’appalto, senza farsi trovare il giorno di paga;
- odia pure i rumeni ma li fa lavorare anche la domenica e la sera finché c’è luce, quando deve finir la piazza in tempo per il Giro;
- dice che lo sport è tutto dopato ma prima della Stranotturna va in farmacia a chieder qualcosa “per far bella figura”;
- disprezza la televisione ma conosce a memoria ogni retroscena dell’Isola dei famosi;
- guarda con odio l’autovelox di Groppomontone ma, appena superata la caserma dei Carabinieri fa Via Europa in 10” netti.
E così via.
Che cosa ci rende sempre più spesso familiari e vicine persone che un tempo ci erano così assolutamente estranee e lontane? Siamo noi che ci siamo avvicinati ai loro territori o sono loro che ci hanno circondati?

(special thanks to Stefano Benni, Bar Sport Duemila)

1 commento:

Anonimo ha detto...

ci siamo fatti circondare...ed ora siamo solo in una prigione di cristallo