"Ma il gestore di un piccolo cinema di periferia
mi diceva che è tutta la vita che aspetta un'idea
un'idea piccolina che verso il finale si evolve
nella madre di tutte le storie, l'idea che risolve;
quel soggetto che senti nell'aria e potrebbe arrivare
proprio quando hai già chiuso il locale e cambiato mestiere:
sa com'è, è bello fare del cinema
tanto sa: facciamo tutti del cinema"
da: Dovevo fare del cinema, di Guccini/Alloisio
mi diceva che è tutta la vita che aspetta un'idea
un'idea piccolina che verso il finale si evolve
nella madre di tutte le storie, l'idea che risolve;
quel soggetto che senti nell'aria e potrebbe arrivare
proprio quando hai già chiuso il locale e cambiato mestiere:
sa com'è, è bello fare del cinema
tanto sa: facciamo tutti del cinema"
da: Dovevo fare del cinema, di Guccini/Alloisio
“Se vuole, il popolo, può organizzare i propri circensi. E non solo.” Così termina la lettera di Franco che ci chiede – a noi e a tutti - di partecipare alla realizzazione di un originale evento artistico. Un progetto “di arte, di musica e di cinema” che vedrà Nicola Orioli associare una narrazione musicale “live” alle immagini di un capolavoro di Carl Theodor Dreyer, cinema muto del 1928.
La lettera ha il tono della sicurezza di chi non teme le difficoltà e sa che “perfino il deserto fiorisce”, come ripeteva rassicurante Ingmar Lindh, maestro di ricerca teatrale. C’è chi pensa che tra le possibilità dell’arte ci sia quella di poter cambiare il mondo. Ma non è così facile e forse non è mai accaduto. Questa piccola città ha un’innegabile propensione al conformismo ed all’acquiescenza eppure, quasi a volerle bilanciare, intervengono improvvisi ricorrenti fermenti creativi. A volte lievitano, a volte no. In tempi passati “partecipazione” è stata parola abusata tanto da stridere come certe parole pronunciate a sproposito ai tavolini del cafè all’ora dell’aperitivo. Produrre cultura attraverso la partecipazione – scusate ancora il termine – serve anche a formare cittadinanza. Se pensiamo che sia desolata retorica, usiamo pure altre parole, parliamo di “maestri”. Figure capaci di trasmettere contenuti “alti” e che nel contempo ti aiutano a vivere la città in maniera attiva, a prepararti il menù anziché brontolare su quello già pronto. L’impresa di Nicola è un’avventura artistica visionaria e coinvolgente. L’impresa di Franco è pure una concreta utopia. Essere partecipi della concretizzazione di un evento artistico, una ricerca che scopre nuove strade, possiamo credere sia un qualcosa che si realizza meglio in gruppo, senza aspettare che il lavoro sia illuminato dal pieno gradimento delle autorità o degli esercenti.
Sì, credo proprio sia il momento giusto per comprare 10 euro d’utopia concreta.
La lettera ha il tono della sicurezza di chi non teme le difficoltà e sa che “perfino il deserto fiorisce”, come ripeteva rassicurante Ingmar Lindh, maestro di ricerca teatrale. C’è chi pensa che tra le possibilità dell’arte ci sia quella di poter cambiare il mondo. Ma non è così facile e forse non è mai accaduto. Questa piccola città ha un’innegabile propensione al conformismo ed all’acquiescenza eppure, quasi a volerle bilanciare, intervengono improvvisi ricorrenti fermenti creativi. A volte lievitano, a volte no. In tempi passati “partecipazione” è stata parola abusata tanto da stridere come certe parole pronunciate a sproposito ai tavolini del cafè all’ora dell’aperitivo. Produrre cultura attraverso la partecipazione – scusate ancora il termine – serve anche a formare cittadinanza. Se pensiamo che sia desolata retorica, usiamo pure altre parole, parliamo di “maestri”. Figure capaci di trasmettere contenuti “alti” e che nel contempo ti aiutano a vivere la città in maniera attiva, a prepararti il menù anziché brontolare su quello già pronto. L’impresa di Nicola è un’avventura artistica visionaria e coinvolgente. L’impresa di Franco è pure una concreta utopia. Essere partecipi della concretizzazione di un evento artistico, una ricerca che scopre nuove strade, possiamo credere sia un qualcosa che si realizza meglio in gruppo, senza aspettare che il lavoro sia illuminato dal pieno gradimento delle autorità o degli esercenti.
Sì, credo proprio sia il momento giusto per comprare 10 euro d’utopia concreta.
2 commenti:
Riporto la cortese precisazione inviataci stamani da Caterina Rapetti.
Leggo, ripresa dal vostro blog, la richiesta relativa allo spettacolo di Nicola. Voglio informarvi che alle utopie in questo paese, a volte un po' strano, partecipano anche le istituzioni; infatti nello scorso autunno c'è stato un incontro alla Comunità Montana in cui questo ente e il Comune, nelle persone dell'assessore Bissoli e della sottoscritta, si sono impegnati a far in modo che lo spettacolo di Nicola possa essere inserito nel calendario di Lunatica 2008, così come, sempre grazie a Bissoli, era avvenuto per quello dello scorso anno.
Grazie dell'ospitalità
caterina rapetti
Sono contento di apprendere che lo spettacolo in questione rimane sul tavolino delle istituzioni. Dopo l’incontro di ottobre le vie percorribili erano due. Avremmo potuto attendere giugno/luglio, per un eventuale, ma non certo, inserimento dello spettacolo nel calendario di Lunatica (con l’inconveniente che i musicisti avrebbero dovuto scrivere le musiche in un clima di incertezza), oppure tentare la via della “partecipazione”. Dopo alcuni mesi di attesa e impegno, venire a conoscenza attraverso questo blog che le istituzioni sono tuttora partecipi di questa “utopia” e ottimiste sulla praticabilità della “soluzione Lunatica”, non può che rendermi felice.
Cordiali saluti
franco beccari
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