sabato 5 luglio 2008

Compito di Storia per le vacanze


"Io contro mio fratello
io e mio fratello contro nostro cugino
io, mio fratello e nostro cugino contro i vicini
Tutti noi contro lo straniero"
(proverbio beduino
raccolto da Bruce Chatwin,
“Le vie dei campi”)

Compito, facoltativo, di Storia: attribuire la giusta datazione ad ognuna di queste storie di uomini, tra passato e presente.

- Sidig Adam,29 anni, di Khartum, sbarcato in Italia, a Crotone: “Avevamo 2 possibilità. Dirigerci verso il Ciad, passare il confine, rifugiarci nel campo profughi, oppure riuscire a salire su uno dei camion che portano in Sudan le merci prodotte in Libia e poi tornano in Libia carichi di bestiame…Botte, paura e la marcia nel deserto, il mio incubo l’ho pagato 1.000 dollari. Abbiamo raggiunto Zliten, dove siamo entrati in una specie di magazzino, all’interno ci saranno state 1000 persone provenienti da tutte le parti dell’Africa…Alla fine sulla barca eravamo 172, così stretti da non poterci muovere. Ma il mio amico Daud non c’era, non ce l’aveva fatta. Ho saputo che è partito pochi giorni dopo di me, assieme ad altre 200 persone delle quali si è persa ogni traccia… Mi dicevo “Coraggio, si muore una volta sola”.

- Said Rabi, 31 anni , marocchino, “ospitato” nel CPT di Torino: “Sono stato pestato dagli agenti. Avevo dato 2 testate contro il muro dell’infermeria. Ero ammanettato e schiacciato sul pavimento, l’ho fatto per rabbia”.

- Youssef Kharin: “Sono stato portato al Centro. Ho problemi perché lavoravo per un’agenzia. Contratti di 3 mesi, 3 mesi, 3 mesi…Quando mi sono ammalato ho perso il lavoro e il permesso”

- Giovanni Forzano, piemontese emigrato in America ( la Merica): “Partii da Genova col bastimento, c’era gente di tutte le razze. Noi eravamo la terza classe, la più bassa, dormivamo a piano dell’acqua…”

- Gaetano Bruna, contadino piemontese: “Dopo 12 giorni di viaggio è apparsa la Statua della Libertà. Nell’isola ci hanno fatto la visita medica: giù i pantaloni, il medico ci piantava due dita nella pancia, ci faceva tossire, poi via. In treno eravamo come dei sordomuti! Il biglietto lo tenevamo sul cappello così i ferrovieri ci indirizzavano al treno giusto. Viaggiare senza lingua fa schifo, è meglio essere morto”.

- Giuseppe Bruna: “Ho le lacrime agli occhi e poi un uomo mi viene incontro.. viene dall’Italia. E giù a piangere. Sembra una cosa da niente, ma è bello trovare un fratello in una città di 2 milioni di abitanti”.
(by Annacarla)

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