sabato 28 febbraio 2009

L'innovazione che ti è accanto


E' davvero uno strano posto, Pontremoli. Dopo tutto, vien da pensare, l'innovazione è qui tra noi. Inconsapevole e frammentaria ma c'è. Un articolo e una querelle culturale di questa settimana me lo fanno credere. L'articolo è dello scrittore Paulo Coehlo su Wired, la nuova patinata rivista italiana dedicata all' innovazione. "Liberiamo i libri", dice. “In realtà non possiedo molti libri. Alcuni anni or sono ho fatto determinate scelte di vita, improntate all'idea di cercare di ottenere il massimo della qualità con il minimo di oggetti materiali. Questo non significa che io abbia optato per una vita monastica; anzi, all'opposto, quando non siamo obbligati a possedere un numero infinito di oggetti, la nostra libertà è immensa. …Naturalmente continuo a comprare libri: nessun dispositivo elettronico li può rimpiazzare. Ma appena ho terminato di leggerne uno lo lascio libero di viaggiare, lo passo a qualcuno o lo consegno a una biblioteca pubblica. Il mio intento non è quello di salvare le foreste o di mostrarmi generoso; è solo che penso che un libro abbia un'esistenza propria e non debba essere condannato a restare immobile su uno scaffale. …Quindi lasciamo che i libri viaggino e che altre mani li tocchino.” Sembra scritto dopo un passaggio a Pontremoli, dove il suo proposito è da tempo condiviso e reso operativo nelle "librerie degli onesti" all'angolo delle strade del Centro. L'incrocio e la condivisione dei libri come innovativo stile di vita e non romanticheria d'appassionati. Un'idea nata qui.
Anche il contestato articolo di Alessandro Baricco sui finanziamenti pubblici al teatro e alla cultura un poco ci riguarda. Tra le tante sollecitazioni ci propone anche un teatro finanziato non solo dallo stato ma anche dalla libera iniziativa di cittadini e mercato. "Il mondo della cultura e dello spettacolo, nel nostro Paese, è tenuto in piedi ogni giorno da migliaia di persone, a tutti i livelli, che fanno quel lavoro con passione e capacità: diamogli la possibilità di lavorare in un campo aperto, sintonizzato coi consumi reali, alleggerito dalle pastoie politiche, e rivitalizzato da un vero confronto col mercato. Sono grandi ormai, chiudiamo questo asilo infantile. Sembra un problema tecnico, ma è invece soprattutto una rivoluzione mentale. I freni sono ideologici, non pratici. Sembra un'utopia, ma l'utopia è nella nostra testa: non c'è posto in cui sia più facile farla diventare realtà."
Mi è parso in sufficiente sintonia con le iniziative di Franco Beccari e dei suoi amici per l'"autoproduzione" a Pontremoli di eventi teatrali. Una sorta di scorribanda utopica e ambiziosa nella cultura, per la quale Franco chiede in una recente lettera aperta la "partecipazione attiva" non tanto delle istituzioni o del mercato ma dei cittadini stessi che diventino produttori compartecipi.
L'avanguardia, o almeno le idee innovative, a volte possono fiorire molto, molto vicine a noi.

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