sabato 4 novembre 2006

Lettera di saluto al commissario straordinario

Egregio Dottore, di certo non si ricorderà di me. Ci siamo incontrati una mattina d'estate, quando siamo venuti, io con altri, a proporle piccoli e vecchi problemi rionali. Era accaldato ma non per il clima esterno, così mi è parso, bensì per la sua partecipazione e concentrazione sulle questioni che una lunga trafila di postulanti le aveva messo sulla scrivania durante quella mattina. Era anche un pò stanco, così che nel farci accomodare ci chiese di aver un attimo di pazienza per consentirle una pausa. La trovai anche stupito e meravigliato di incontrare in questa città una lunga lista di problemi irrisolti da tempo ed ora a lei riproposti con nuova fiducia. E noi, stupiti del suo stupore, eravamo serenamente sorpresi.
Per questo ora desidero ringraziarla.
Perché ci ha mostrato un modo ed uno stile, nella cura della cosa pubblica, che non conoscevamo, pur sospettandone l'esistenza: quello della normalità.
La normalità del rapporto tra cittadini ed istituzione. Così come deve essere, o dovrebbe.
Ci ha ricordato che la normalità della democrazia è anche nei modi in cui entri nell'ufficio del sindaco, mostrando il volto di chi non chiede favori ma desidera discutere di normali diritti, e nei modi in cui il sindaco ti accoglie, non interessato a un possibile favore da elagire e richiedere indietro ad un suddito ma compreso nel suo normale ruolo istituzionale di ascolto, confronto e ricerca di soluzioni ragionevoli.
Non so se il suo stile sarà finalmente capace di rinnovare il rapporto tra i cittadini ed il potere in questa città e di cambiare i cittadini stessi, in meglio. A questo punto è una speranza fondata.
E' stato bello scoprire che siamo gente abbastanza normale, con bisogni normali, governati da persone nomali. E' stato come fare un passo avanti, per un attimo.
La ringrazio ancora per quell'attimo di straordinaria normalità.
Cordialmente.

1 commento:

Barbér Pompeo ha detto...

Gentile bolcabob, il fatto che un ponte porti il mio nome non mi autorizza a propormi esperto in materia. Tuttavia concordo con Lei sui rischi dell'incuria dei fiumi. Come Lei sa,la storia insegna, sempre che l'animo sia disposto ad apprendere. E questa storia è già narrata e la si può trovare in terza pagina di un Apuano d'ottobre.