“Mi è piaciuta la tua lettera!” dice quello che sembra il capo, aggiustandosi i pantaloni senza toglier lo sguardo dal fuoco che parte in quel momento alla base della pira. “Tranquillità, semplicità, normalità: di questo ha bisogno Pontremoli. Hai trovato le parole giuste”.
“Se aggiungevi silenzio e relax era fatta: sarebbe stato uno slogan ineccepibile non solo per la campagna elettorale ma pure per il nostro agriturismo” aggiunge il secondo della compagnia.
“E nessuno c’avrebbe battuto in moderazione” interviene il terzo “anzi, in riformismo moderato, quello che oggi tira di più”.
“ Ma non volevo esagerare” continua come a giustificarsi “e poi, sai, c’è sempre qualcuno più moderato di te che potrebbe aggiungere omertà, tradizione e coprifuoco, scavalcandoti al centro”.
Non sono per niente divertenti, pensa il capo passandosi le mani tra i capelli come a ponderare i pensieri: “Sentite ragazzi, dobbiamo insistere con la campagna contro il moralismo bigotto e conservatore e la società civile antidemocratica e infingarda. Datevi da fare!”
I ragazzi si guardano.“Ok, d’accordo, ma non hai letto la lettera della nostra vecchia amica? Stalinisti li ha definiti. E’ stata brava” fa notare il quarto.
“Si, va bene ma è ancora poco,” insiste il capo con voce ancora tranquilla “non ci fermiamo qui. Voglio altre lettere come quella tua ultima in cui hai citato a nostra difesa pure Bauman, Toqueville e Marramao: tre bei nomi che suonan bene e fan figura. Non c’ho capito niente ma non importa”.
Avrebbe bisogno di sentirsi ripetere parole rassicuranti ma invece di alleviare la tensione l’altro gli rivela: “Meglio così. Anche perché se qualcuno li avesse mai letti davvero scoprirebbe l’arcano. Se uno prova a scrivere quei nomi su Google, vien fuori che Marramao è in realtà dalla parte di quelli che fanno appelli. Dice, figurati, che la democrazia deve basarsi sull’autonoma iniziativa civica dei cittadini e sul controllo che la cittadinanza esercita sul potere. Toqueville, da parte sua, dice pure che la partecipazione dei movimenti, delle associazioni, degli appelli sono utili alla democrazia più della partecipazione alle elezioni. Bauman infine sostiene le stesse cose con le sue menate sul discorso impegnato”.
“E chissenefrega!” sbotta con un’alzata di spalle “Siamo a Pontremoli mica alla Sorbona, chi vuoi che se ne accorga! Dico bene?” chiede volgendo lo sguardo al quinto socio, un poco staccato dal gruppo e taciturno.
La domanda del capo strappa a questo solo un “Hai ragione” di cortesia e soggezione per poi tornare dopo un profondo respiro al silenzioso fissare il fuoco che ormai sale alto e senza fumo. Ciononostante non può fare a meno di tenere le mani sul fazzoletto premuto alle narici. Una raffica di emozioni contrastanti vagano nella sua testa. Disperazione e speranza, responsabilità e sdegno, paura e ancora paura. Non vuole passare il resto della sua vita a turarsi il naso. Che bello sarebbe poter fare con la propria vita quel che si fa con il computer: ripartire nuovamente da un punto di ripristino, lontano. Invece sta lì, davanti a quel fuoco sognando di veder bruciare le sue paure e non le sue speranze.
“Se aggiungevi silenzio e relax era fatta: sarebbe stato uno slogan ineccepibile non solo per la campagna elettorale ma pure per il nostro agriturismo” aggiunge il secondo della compagnia.
“E nessuno c’avrebbe battuto in moderazione” interviene il terzo “anzi, in riformismo moderato, quello che oggi tira di più”.
“ Ma non volevo esagerare” continua come a giustificarsi “e poi, sai, c’è sempre qualcuno più moderato di te che potrebbe aggiungere omertà, tradizione e coprifuoco, scavalcandoti al centro”.
Non sono per niente divertenti, pensa il capo passandosi le mani tra i capelli come a ponderare i pensieri: “Sentite ragazzi, dobbiamo insistere con la campagna contro il moralismo bigotto e conservatore e la società civile antidemocratica e infingarda. Datevi da fare!”
I ragazzi si guardano.“Ok, d’accordo, ma non hai letto la lettera della nostra vecchia amica? Stalinisti li ha definiti. E’ stata brava” fa notare il quarto.
“Si, va bene ma è ancora poco,” insiste il capo con voce ancora tranquilla “non ci fermiamo qui. Voglio altre lettere come quella tua ultima in cui hai citato a nostra difesa pure Bauman, Toqueville e Marramao: tre bei nomi che suonan bene e fan figura. Non c’ho capito niente ma non importa”.
Avrebbe bisogno di sentirsi ripetere parole rassicuranti ma invece di alleviare la tensione l’altro gli rivela: “Meglio così. Anche perché se qualcuno li avesse mai letti davvero scoprirebbe l’arcano. Se uno prova a scrivere quei nomi su Google, vien fuori che Marramao è in realtà dalla parte di quelli che fanno appelli. Dice, figurati, che la democrazia deve basarsi sull’autonoma iniziativa civica dei cittadini e sul controllo che la cittadinanza esercita sul potere. Toqueville, da parte sua, dice pure che la partecipazione dei movimenti, delle associazioni, degli appelli sono utili alla democrazia più della partecipazione alle elezioni. Bauman infine sostiene le stesse cose con le sue menate sul discorso impegnato”.
“E chissenefrega!” sbotta con un’alzata di spalle “Siamo a Pontremoli mica alla Sorbona, chi vuoi che se ne accorga! Dico bene?” chiede volgendo lo sguardo al quinto socio, un poco staccato dal gruppo e taciturno.
La domanda del capo strappa a questo solo un “Hai ragione” di cortesia e soggezione per poi tornare dopo un profondo respiro al silenzioso fissare il fuoco che ormai sale alto e senza fumo. Ciononostante non può fare a meno di tenere le mani sul fazzoletto premuto alle narici. Una raffica di emozioni contrastanti vagano nella sua testa. Disperazione e speranza, responsabilità e sdegno, paura e ancora paura. Non vuole passare il resto della sua vita a turarsi il naso. Che bello sarebbe poter fare con la propria vita quel che si fa con il computer: ripartire nuovamente da un punto di ripristino, lontano. Invece sta lì, davanti a quel fuoco sognando di veder bruciare le sue paure e non le sue speranze.
thanks, for the letters, to macchiediruggine.it
Nessun commento:
Posta un commento