È luogo di ricordi
questo antico paese
che dopo la tua dipartita
mi è quasi straniero.
Transito sui nostri ponti
svettanti d’aria,
batto i miei piedi solitari
sul lastricato del borgo.
Vuota di voci e colori
la piazza,
il campanile tace
in questo fuggevole tempo estivo.
Oggi non riconosco
le mie strade segrete,
neppure i pergolati, gli orti
a ridosso del lento Magra
e la nota parlata
sospesa fra vuote sillabe.
Sfumano lontano voci strade
e il rumore di persiane
che si chiudono
strappo di memoria.
Tutto questo è amore,
ma non so che cosa
mi fa tanto amare questo paese
che neppure ricorda il mio nome.
Me ne vado solitaria
con nel cuore nuovi dolori.
Voglio dimenticare
il nido nella siepe di more:
è tempo che i miei ricordi
diventino cenere
su un campo di girasoli.
di Anna Magnavacca
da: Spiccioli di latta e altre poesie
Guerra Ed.2004
Di cosa parlano realmente i poeti quando parlano di amore per questa città? Si può amare un paesaggio, una strada, una piazza? Si potrà ammirare, sognare, godere un angolo di mondo, forse. Ma anche amare? Realmente ogni discorso su Pontremoli è un discorso sulla nostra vita. La città non ha al centro che noi stessi. Spesso amiamo i nostri ricordi, che la città ci riporta, le nostre vite che in essa si riflettono con tutte le contraddizioni ed i contrasti di abitudini e speranze. Non amiamo il paesaggio ma quell'interiore scatto fotografico che ci spinge a inseguire la memoria attraverso una piazza, un vicolo, un muretto. Ed è più facile in una piccola città, ricca di segni del tempo dal ritmo lento e dalle lunghe pause, indugiare in intimità e ritrovare un passato impigliato in un angolo della nostra mente.
5 commenti:
Invece io odio questo posto da lupi, ostile ed accidioso. Mai l'ho sentito amico e vicino nei momenti di solitudine. E' molto meglio la grande città, la folla per stare bene da soli. Una moltitudine di sguardi sconosciuti non giudica come il bigotto benpensante che si aggira nelle nostre piazze.
E poi siamo pochi e non ci vediamo per niente, non ci incontramo realmente in queste vecchie strade. Chi sta bene a Pontremoli vuol dire che starebbe bene ovunque.
Piove, piove, piove ........
Gentile Anonimo, ho attraversato anch'io le fasi dell'odio, per gli stessi suoi motivi, verso questa città e della fuga verso la grande città. C'è poi stato il ritorno, graduale e critico, ed oggi convengo che star bene con se stessi sia il modo, forse non l'unico, per stare bene ovunque. E' vero, questo non basta, come lei chiede, a "incontrarsi realmente" e l'ambiente di certo condiziona ma io credo ancora che la città non abbia al centro che noi stessi. Dunque tocca a noi.
Con i nostri tormenti, piccoli o grandi o così così. E sono proprio questi a fare poesia non lo star bene, né i luoghi.
Cordialmente
non è colpa del luogo....ma di chi lo abita
Ringrazio Barber Pompeo per aver inserito in questo blog la mia poesia. A Pontremoli ho trascorso l'infanzia e la giovinezza e il mio legame con la città è forte. Questo è dimostrato dalle molte poesie che ho scritto e nel libretto Spiccioli di latta si possono leggere
Mezz'ora d'attesa (Stazione ferroviaria di Pontremoli)
Qualcosa che mi ricordi (la casa dove abitavo)
Quel sospeso terrazzo (sempre la casa )
Nello squarcio di cielo- ( chiesa di San Nicolò-)
Ti invito a visitare il mio blog http://spicciolidilatta.blogspot.com
Benvenuta, Anna.
Il tuo blog è ora tra i nostri link, sotto il cielo di Pontremoli.
Verremo a leggerti con piacere.
Cordialmente
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