sabato 8 settembre 2007

L'incostante amore per la nostra storia


dal Censimento delle Collezioni Scientifiche in Toscana - Aprile 2003:
Biblioteca del seminario di Pontremoli. Collezione: Hortus Siccus
Si tratta di un erbario costituito da un volume rilegato in pergamena, composto da 150 pagine su cui sono applicati campioni essiccati di flora dell'Alta Lunigiana, corredati da didascalie in latino. Il volume, databile al XVIII secolo, fa parte del Fondo Cortesi-De Brigantis, acquisito negli anni Cinquanta del Novecento in seguito alla donazione della famiglia Cortesi. numero reperti: 150 - area disciplinare: Naturalistica - stato di conservazione: Mediocre - attività di restauro: No



Spero davvero che il lavoro quotidiano della giovane volontaria affinata nel restauro delle cinquecentine conservate nella biblioteca del Seminario prosegua ancora fino a prendersi cura dell'erbario prezioso, così da cancellare presto quel "mediocre" che interpreta con disperata chiarezza il suo stato di conservazione. Non credo ci sia bisogno di spiegarvi come questo quaderno sia, in molti sensi, un quaderno straordinario e in definitiva unico.
Succede che questa città, che ha una storia da offrire ed alla quale ognuno può partecipare, ammucchia, come un collezionista, tutti i frammenti dei secoli passati per tenerli racchiusi in un armadio. Anatole France narrava che "i veri collezionisti, come gli amanti, anche nella felicità vengono colti da tristezza infinita, perché non riusciranno mai a chiudere a chiave la terra intera". Così la bellezza di questo paese si tinge di malinconia, seppur mescolata a fierezza, più dovuta alla sua memoria conservata nel silenzio di stanze socchiuse che all'incerta conservazione dell'architettura, del paesaggio e dei beni culturali. La stima del proprio passato non correla con la considerazione del proprio avvenire. Succede altre volte che la stessa città risulti al contrario tanto distratta e prodiga da lasciar le porte dell'antico Castello aperte ad ogni festa e fiera, mentre un'impacciata e male indovinata cooperativa di gestione distoglie lo sguardo lasciando che ogni marea volga in tsunami. Succede infine che tra le promesse della nuova amministrazione ci sia la valorizzazione del patrimonio storico e artistico. Non lasciamo impallidire quel benevolo programma che voleva dare nuovo valore a quei beni che nutrono la mente e garantiscono il futuro. Per non correre il rischio di destarci una mattina col senso di aver consumato gli oggetti amati.

(foto Istituto e Museo di Storia della Scienza)

2 commenti:

Antonio Tondani ha detto...

Ciao Pompeo,
nei post delle ultime settimane ci avete parlato delle bellezze artistiche del nostro paesello e di come non siano adeguatamente valorizzate. Mi trovo in pieno accordo con le vostre analisi. Purtroppo la cultura non interessa e non "rende" ai nostri amministratori. Non parliamo poi della nostra classe dirigente (da distinguere dalle mministrazioni). Quante sono le dimore signorili ristrutturate con soldi pubblici e poi messe a disposizione per le visite al massimo una volta all'anno?
Un barlume di luce ce lo stanno dando "Le Farfalle" che in questi anni ci hanno permesso di godere di alcune delle bellezze del paese; questo gruppo di giovani in maniera volontaria si è reso disponibile per rendere fruibili
alcune delle nostre risorse artistiche mettendo a disposizione tempo e sapere. Nonostante ciò, questi giovano sono spesso oggetto
di critiche da parte dei vari Soloni (io stesso ne sono stato testimone in estate e un pò mi vergogno di non essere
intervenuto a difesa dei giovani volontari).
Ben diverso è il discorso del Castello. Recuperato con soldi pubblici viene gestito nella modalità classica pubblico-privata: il comune ci mette le proprie risorse per la pulizia, per lo smaltimento rifiuti, per rimediare ai guasti delle innumerevoli feste che vi si tengono (anche se non ha ancora provveduto alla costruzione di un
parcheggio da almeno 100 posti per i partecipanti alle feste ed alla pulizia della strada) mentre il privato incassa gli introiti. Questo è il modo in cui Pontremoli valorizza la maggiore delle proprie risorse artistiche.
Potremmo pensare che le risorse non investite nella cultura siano utilizzate per il paese ed invece, per chi come me torna periodicamente non resta che constatare la trasandatezza per non dire della trascuratezza che traspare (qualcuno ha visto in che stato erano i bagni pubblici durante la 3 giorni di Medievalis?) in ogni angolo.
Che dire? Tutto questo testimonia la pochezza di tutta la nostra classe politica e della nostra classe dirigente.

Grazie dell'ospitalità.

Barbér Pompeo ha detto...

Gentile emigrante, concordo con lei nel plauso al progetto Chiese e Palazzi aperti: un suggerimento straordinario e innovativo per il futuro di questa città. Un'occasione dedicata a turisti non indifferenti, alla ricerca di vacanze non inutili e desiderosi di portarsi a casa "souvenirs mentali" non reperibili in patetiche bancarelle di un improbabile medioevo.
Cordialmente