sabato 12 aprile 2008

Liberarsi della mentalità del ghetto

foto filep de rez da flickr



Gli arcobaleni d'altri mondi
hanno colori che non so.
Lungo i ruscelli d'altri mondi
nascono fiori che non ho.

F.De André, 1969

"Liberarsi della mentalità del ghetto" è il titolo di una recente newsletter dei Wu Ming. E'riferita all'Italia ma la nostra piccola città respira forse un clima differente? E' una lettura che ben dispone alla piccola fatica di guardare oltre il ghetto e scrutare nuovi cieli, oltre il breve orizzonte definito dalle nostre crocette sulle tre schede colorate. Utili o inutili, rassicuranti o suggestive, pedanti o seducenti ma non conclusive.

L'Italia è un ghetto, gated community, galera della mente. Negli sguardi il mondo è assente. Provincialismo, campanilismo, familismo, visioni sempre più anguste. Le lingue inciampano sugli idiomi forestieri, i media ufficiali alzano muri, presidiano i confini, fanno entrare in prevalenza fesserie, propaganda, mode effimere e gossip. Dentro, poi, è una nube perenne di gas, "l'onorevole ha dichiarato... il senatore ha detto... la coalizione... le riforme.... Non-eventi, commenti sui commenti, dibattiti dementi. La Rete permette di comunicare col mondo, ma nessuno insegna a usarla al meglio, in modo conscio e responsabile, e anche lì si formano ghetti, énclaves, circuiti di celle di clausura in cui s'amplifica il provincialismo....
E il peggio è che ci si abitua. Si abituano anche i migliori, cedono al disincanto, all'abitudine, alla sconfitta. Si china la testa e si va avanti, magari si tira qualche bestemmia ogni tanto, ma non si va oltre. La vita da talpe diventa normalità, corso delle cose. Fuori il mondo collassa e preme, ma le talpe se ne accorgeranno solo all'ultimo momento, quando un disastro interromperà il tran tran. E intanto: centrosinistra, centrodestra, centrosinistra, il PIL cresce dello 0,1%, il PIL cala dello 0,1%, e leggi elettorali chiamate con nomignoli, e la Confindustria dice, e l'onorevole dichiara... La mentalità del ghetto è il peggior nemico. La mentalità del ghetto ottunde e disarma, distrugge le difese. ... Torna attuale, oggi più che mai, uno scritto di Bruno Bettelheim (1903-1990), celebre e controverso psicologo ebreo. Non è un testo clinico, ma una riflessione storico-politica. Si intitola "Liberarsi della mentalità del ghetto", e chiude la raccolta di saggi La Vienna di Freud. Risale al 1962 ma sembra scritto domani: "Per molti versi, il mondo occidentale stesso sembra avviato ad abbracciare la filosofia di vita del ghetto: non voler sapere, non voler capire che cosa accade nel resto del mondo. Se non stiamo attenti, l'Occidente dei bianchi, che già costituisce una minoranza, si murerà in un ghetto di sua stessa creazione, fatto dei cosiddetti deterrenti nucleari. Molti, dentro tale cintura di protezione, che è anche una cintura di costrizione, già si preparano a scavarsi i loro rifugi. Come per gli ebrei che restarono nei ghetti d'Europa anche dopo l'arrivo dei nazisti, si direbbe che per noi conti soltanto poter continuare il lavoro nel nostro enorme shtetl, e che importa ciò che succede nel resto del mondo?"
Ci sono due modi di andare oltre la mentalità del ghetto. Il primo consiste appunto nel sottrarvisi. Esodo, emigrazione. Per fare un esempio, l'Italia ha un mondo accademico che aborre il ricambio e sfrutta, umilia, devasta dottorandi e ricercatori. I concorsi sono truccati, i posti sono bloccati, nemmeno leccare culi dà più garanzia di alcunché.
Andarsene all'estero è un'opzione giusta, perché libera gli individui e sprigiona energie, ma a lungo termine le conseguenze sul luogo abbandonato possono essere molto negative, se non catastrofiche. Con il brain drain il panorama culturale italiano si impoverisce, cala il numero di sinapsi attive, il livello medio si abbassa sempre di più.
Si potrebbe riporre qualche speranza negli immigrati, o meglio, nel desiderio dei loro figli e nipoti di abbandonare i nuovi ghetti, le ennesime gated communities, le isole di conformismo e paranoia, ma non ci riusciranno se la situazione del Paese continua a peggiorare. Il circolo è vizioso.
L'altro modo è sfumare la distinzione fra chi parte e chi rimane, creando intersezioni, figure ed esperienze di sintesi, e soprattutto circoli virtuosi.
Da un lato, chi se ne va e riesce a lavorare bene dovrebbe compiere ogni sforzo per avere un'influenza positiva sulla situazione che si è lasciato alle spalle.
Dall'altro, ed è questo l'aspetto più importante, chi rimane deve contrastare le spinte alla chiusura, resistere a provincialismi e nuovi razzismi, guardare fuori e cercare di guardare l'Italia da fuori, con occhi non velati dalla pigrizia, senza dare niente per scontato o "naturale". Occupiamoci del mondo, allora, perché noi siamo il mondo. Vanno bene anche piccoli "esercizi spirituali", giochi per forzare l'immaginazione e corteggiare l'inatteso, come leggere ogni tanto un quotidiano giamaicano, o del Belize, o della Guinea. Ricordarsi che ci sono tante e diverse comunità di umani, là fuori, tanti mondi, tanti piani di realtà.

Il testo integrale è su: http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap20_VIIIa.htm#ghetto

5 commenti:

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Barbér Pompeo ha detto...

Riporto il commento di Mattia privo delle ultime due righe contenenti specifiche e gravi accuse.
Mi spiace.
Pompeo

mattia ha detto...
Nella giornata nefasta del ritorno di berlusconi al governo voglio rimproverare tutti i benpensanti locali che hanno riposto fiducia nell'ex centro sinistra qui a Pontremoli.
Quando c'era la possibilità e c'era la proposta concreta di formare una lista civica diversa dal solito,troppi ,anzi tutti i personaggi più rappresentativi del movimento alternativo pontremolese che si occupa anche di volontariato,si sono tirati indietro,vigliaccamente,con la scusante che bisognava contrastare Ferri concretamente.
Oggi nel giorno buio del ritorno dello psiconano alle redini dell'italietta,
costoro devono constatare il loro fallimento:
un'amministrazione comunale lontanissima dalla gente(io dico "giustamente",non ci meritiamo di meglio),
arroccata nelle "stanze chiuse",in preda a vendette personali e ripicche ed un sindaco che si dichiara ignaro di qualsiasi cosa.
Io mi chiedo perchè noi italiani non possiamo ambire a qualcosa di meglio del "meno peggio",
perchè noi pontremolesi non mandiamo a casa questi democristiani .....?

lunedì, aprile 14, 2008 9:43:00 AM

Anonimo ha detto...

caro pompeo...sono rimasto molto colpito da quest'immagine drammaticamente vera tratta dalla nostra realtà....mi piacerebbe che tu mi dessi una tua riflessione sul ghetto moderno dell'annunziata, magari proprio facendo un parallelismo con questa tua bella, significativa pubblicazione.

onorato, come al solito,

Tom Riddle

Barbér Pompeo ha detto...

Grazie Tom, sono d'accordo sull'attenzione ai ghetti reali e non solo mentali.
Ne riparliamo, magari sabato.
Cordialmente
Pompeo

Anonimo ha detto...

Ti ringrazio molto e attendo curioso una tua riflessione, di qualità,come al solito.

Grato per l'attenzione,
Tom Riddle