sabato 5 aprile 2008

Un progetto da manuale


Non stavo prendendo un abbaglio allorché definivo una "concreta utopia" il progetto, tutt'ora in corso per la fatica di Franco ed altri, di far produrre dal pubblico dei suoi fan, la prossima creazione di Nicola Orioli, un evento di musica e cinema muto. Non si tratta di un'avventura artistica ma di un'occasione musicale realizzabile all'insegna di teorie di mercato razionali, sagaci e concretizzabili. L'ho scoperto ora, leggendo nel blog di Kevin Kelly un post dal titolo "1.000 true fans", tradotto anche da Internazionale.
Chris Anderson - ci dice - spiegava così la strategia economica di alcune società, come Netfix o Amazon che hanno successo grazie ai mercati di nicchia: vendere anche solo poche copie al mese di migliaia di titoli, spesso introvabili, è più redditizio che vendere migliaia di copie di pochi titoli. Il gruppo di persone che compra questi prodotti di nicchia rappresenta la coda lunga. E' una teoria che funziona bene per i consumatori ma poco per gli artisti perché non fa aumentare molto le vendite, aggiunge concorrenza e fa abbassare i prezzi. Per costoro, una soluzione è invece trovare mille ammiratori sfegatati. Un fan autentico è un ammiratore appassionato che non vede l'ora che esca il prossimo prodotto e si prepara in anticipo al prossimo concerto dal vivo. Ora, non c'è bisogno di un milione di fan per giustificare la produzione di qualcosa di nuovo: ne bastano mille. Non serve mirare alla "testa corta" dei best sellers per sfuggire alla coda lunga: c'è una via di mezzo che permette un discreto successo. Questa via di mezzo si chiama "mille fan autentici". Altri chiamano questo fenomeno micromecenatismo. Nel 1999 John Kelsey e Bruce Schneier hanno pubblicato su First Monday la teoria chiamata "Il protocollo dell'artista di strada". Proprio come gli artisti di strada, prima di pubblicare un libro l'autore si rivolge direttamente ai suoi lettori: 'Pubblicherò il mio prossimo romanzo appena avrò raccolto centomila dollari in donazioni'. Nel 2004 lo scrittore Lawrence Watt-Evans ha adottato questo modello per pubblicare il suo romanzo. Ha chiesto ai suoi fan di pagare cento dollari al mese. Appena li raggiungeva, pubblicava il capitolo successivo. Altri scrittori che si rivolgono direttamente ai fan per finanziare il loro lavoro sono Diane Duane, la coppia Sharon Lee-Steve Miller e Don Sakers. Anche il designer Greg Stolze ha usato un modello simile per lanciare due videogiochi e cinquanta persone hanno spedito dei soldi per contribuire alle spese di sviluppo. Il fan autentico può liberare gli artisti dalla trappola della coda lunga in vari modi: spendendo di più, dando i soldi direttamente agli artisti, in modo che resti loro una quota maggiore delle vendite, oppure creando nuovi modelli di sostegno. Tra questi, oltre al micromecenatismo, c'è il prefinanziamento dei costi d'avvio di un'impresa. Fundable.org, per esempio, è una società che permette a chiunque di raccogliere una somma di denaro per un progetto, rassicurando i finanziatori che il progetto si farà. Fundable trattiene il denaro finché non viene raggiunta l'intera somma. Se non si raggiunge il minimo stabilito, il denaro viene restituito.
Capita dunque che nelle pieghe dell'economia di mercato possano crescere piccole opportunità, favorevoli e concrete. Capita anche di stare in questo paese come in una baia o un'insenatura, con noi come bagnanti cullati o slavati dall'acqua, e di incontrare qualcuno che ci offre gli strumenti per affrontare meno timorosi il mare agitato. Buona navigazione, Nicola.

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