(haiku di Kobayashi Issa)
Mi è capitato tra le mani il libro di Gian Nicola Biscotti “L’invecchiamento, un racconto biologico”. Confesso, l’ho sfogliato un po’ distrattamente. I titoli dei capitoli (Biologia dell’invecchiamento, Invecchiamento del muscolo scheletrico, ecc) non sono di quelli che catturano l’attenzione di un non addetto ai lavori come me. Ma mi hanno colpito due pagine, la dedica e l’introduzione .
“Dedicato a te”mi ha immediatamente ricordato quella stupenda poesia di Ungaretti dedicata alla madre.
“E il cuore quando d’un ultimo battito / avrà fatto cadere il muro d’ombra / per condurmi, Madre, fino al Signore / come una volta mi darai la mano…….E solo quando m’avrà perdonato / ti verrà desiderio di guardarmi./ Ricorderai d’avermi atteso tanto / e avrai negli occhi un rapido sorriso”.
Nanni ci ha confidato con molta generosità una sua paura, quella della morte, attenuata solo dal sapere che qualcuno ci sarà ad attenderlo. C’è molta dolcezza in questa dedica, un pensiero intimo svelato con pudore ma con sincerità. Timore e pensiero di noi tutti, quel legame morte-vita. La morte di chi ci ha dato la vita e ci attende dopo la morte.
L’introduzione, “Dalla parte di Robin Hood”, è l’appassionata difesa di chi vive nella parte debole della società, per varie ragioni, comprese quelle anagrafiche. Anche qui Nanni ci rende partecipi di un ricordo privato legato alla madre degente in ospedale. L’indignazione provata ha voluto comunicarcela. Quando smettiamo di essere donne per diventare, agli occhi di chi ci assiste, “simpatiche donnine”? Non più persone con una propria dignità, ma corpi che nel migliore dei casi suscitano tenerezza (se non provocano troppi fastidi), nel peggiore, repulsione.
E’ un grido di dolore, quello di Nanni, che è anche il nostro, che ci riguarda. L’indifferenza non è forse il peccato più grande? L'indifferenza di chi soprattutto, per competenze e professione, è più vicino a chi soffre, ma anche di tutti quelli che, con vari pretesti, allontanano lo sguardo.
Non dovrebbe esserci bisogno di evocare Robin Hood in una società che coltiva la memoria del proprio passato attraverso le persone che di quel passato sono state artefici e protagoniste e che ci passano quel testimone che sarà solo momentaneamente nostro.
Spesso prigionieri di un corpo inerte, attraverso sguardi rassegnati o disperati, sono solo sfiorati dalla nostra fretta. Perché esistere è qualcuno che ti accarezza e ti tocca e ti parla. Il silenzio e l’indifferenza sono non esistenza.
Non sono andata molto oltre queste pagine, ma spero che lo faccia chi si occupa di anziani.
(by Annacarla)
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