sabato 14 luglio 2007

La bambina felice

"La bambina felice" è il romanzo d'esordio di Silvia Dai Prà, giovane scrittrice di origine pontremolese. La recensione è di Annacarla, nostra collaboratrice per l'occasione.

"In materia di libri, esistono mille approcci, mille agganci: un autore, un paese, una conoscenza, un genere, delle circostanze, uno stato d'animo, una stagione, una casa..
Tante cose: Tutto è pretesto per.
Nulla è indifferente."
Annie Francoise "La lettrice"

Ecco, per questo libro io ho trovato più di un aggancio: l'autrice, i luoghi: Massa, Parma ("Parma"?), i personaggi della storia (certo, i nomi.ma un nome non può mascherare la persona che quel nome ti richiama alla mente). E anche la casa in campagna. Tante cose. Vero, nulla è indifferente. Il romanzo non mi ha lasciato indifferente, perché sarebbe stato come essere indifferenti verso una parte del proprio passato. Certo, è un romanzo.
"La bambina felice"é un romanzo di donne e non solo di tre donne sole.
C'è anche la nonna, elegante e austera, che da giovane assomigliava a Greta Garbo, una matriarca un po' fredda; poi la maestra tedesca, amante più di tutto della libertà ("la libertà è come la radice che permette al fiore di sbocciare"). C'è Lisa, la sorella di Elena,bella e sorridente, che affrontava la vita con passione ed ironia, ma ha scelto di morire a 28 anni, quando tutto le era diventato insostenibile. Ci sono le donne del gruppo antistupro, disincantate, tristi, un po' invidiose.
Le tre protagoniste: Giulia, la primogenita, somigliante a Brooke Shields,che passa dalla bulimia all'anoressia, si sente "sfigata" per il suo corpo non perfetto, e intanto ingoia chili di gelato e una confezione di pasticche.
Elena, incinta a 17 anni, dagli occhi grandi e verdi nel viso ormai triste. A 34 anni ha rinchiuso i vestiti colorati in un armadio, come ha rinchiuso da qualche parte dentro di sé i suoi sogni, la sua voglia di leggerezza. E' combattuta tra la spinta ad essere adulta e quella a lasciarsi andare, tra la diffidenza verso il sesso ( una scocciatura che le ha portato solo due bambine) e il desiderio di tenerezza, mentre insegue una serie di modelli irraggiungibili, i Giganti. Simona, la bambina felice, la chierichetta perfetta, con la faccia da peste. Si sente Dio, ma il suo mito è Madonna, la dea nella quale cerca conforto e conferme ("tutto bene, Simo".) S'impone sempre di essere forte e, all'occorrenza, anche aggressiva, ruba i motorini, fa a botte coi maschi.
Romanzo di donne, anche perchè gli uomini di questo romanzo non sono proprio granchè, figure di secondo piano. Verrebbe da dire, come Lucia e Olivia: "tutti stronzi". Pierpaolo, insignificante e spaventato; Luca, il fighetto, crudele nella sua superficialità e naturalmente Giuliano, l'idealista e sognatore (tanto a tenere i piedi per terra ci pensano le donne!),che vuole trasferirsi dove c'è movimento e lotta, e poi, quando il giocattolo è rotto, abbandona la famiglia e insegue i suoi sogni in Africa.
Impossibile non ricordare Lotta Continua e il suo imperante maschilismo.
"La bambina felice" è anche un romanzo di formazione. Simona, forte per necessità, proietta la figura del padre in Ken, diventato il Diavolo Ken dopo che ha lasciato Barbie. Perde poco per volta i suoi punti di riferimento: Fabio, l'amico d'infanzia; Giulia, concentrata nelle sue difficoltà di vivere; la madre, per la quale è una bambina felice. Anche Madonna sembra vicina al declino. Infine il padre, ultima ancora di salvezza, si rivela un perdente: è un vecchio dalla barba incolta che abita una casa con chiazze di muffa sui muri. Vittima della depressione e della solitudine, non solca più i mari, non crede più nella rivoluzione. Occorre prendersi cura di lui; lo farà Giulia, costretta a passare dal ruolo di "fidanzata" a quello di moglie-badante.
Ma Simona è cresciuta, è diventata una ragazza perbene, brava a scuola, sicura nella sua nuova vita in Versilia. Una resurrezione, come quella di Madonna.
"La bambina felice" è un romanzo di luoghi ed atmosfere: Massa, una città speciale, coi monti bianchi di marmo e il mare, dove crescono gli aranci come al Sud, ma anche con la Cambogia Nera e la Farmoplant. "Parma", con le sue strade rassicuranti e conosciute, gli incontri con gli amici, i profumi della campagna.
E proprio nella casa in campagna è stata scattata la foto che accompagna la storia: quattro persone felici, sorridenti come non sono più state. E' la foto di un passato che ciascuno rievoca a modo suo.
Altro ancora? Sì, pagine compiute, una scrittura semplice e matura nello stesso tempo, ricchezza di dialoghi, di riflessioni e descrizioni. Sono pagine che trasudano forza, voglia di raccontare e raccontarsi, a tratti anche con ironia, ma non con distacco. Con grande coinvolgimento, piuttosto e si capisce che tutti i personaggi sono più vicini di quanto la formula "tutti i fatti." voglia far intendere, guidati per mano nel loro percorso di crescita.
C'è affetto, in queste pagine.
Tre donne sole. Ma tre donne che ce l'hanno fatta.
Sotto il cielo di Pontremoli, questa storia ci ha lasciato in sospeso: quella ex bambina è ancora felice?
(by Annacarla)

3 commenti:

Silvia Dai Pra ha detto...

Bè, non è facle restare sempre una bambina felice... comunque, grazie all'autrice e alla redazione del blog per la bella recensione. Silvia

ignipott ha detto...

...semplicemente intelligente...

ignipott.blogspot.com

Barbér Pompeo ha detto...

Dunque l'ho letto e mi concedo qualche riflessione. La prima riguarda l'immagine del padre e, credetemi, non per maschilista difesa di genere. E' vero, non ci fa una bella figura ma lo vedo comunque percorrere la strada di una ricerca della felicità, difforme ma non così lontana dal percorso delle tre donne. Poiché se tu cammini sul tuo lato della strada ed io sul mio, abbiamo facilmente la sensazione di non andare nella stessa direzione. La felicità, si sa, è materia rara tanto che ci è difficile persino riconoscerla e spesso ci si arriva per percorsi imprevedibili.
Riguardo al linguaggio del libro: si ha la percezione di uno scrivere che sperimenta un linguaggio ed uno stile propri, imprevedibili,a tratti acerbi ma originali e suggestivi. Una ricerca ricca di promesse e carica di ambizione.
In bocca al lupo, Silvia.
Cordialmente